venerdì 29 febbraio 2008

Il giorno che non c'è.

Un giorno che non c’era. Risucchiato minuto dopo minuto e ora dopo ora nel gorgo di un tempo parallelo a quello scandito da calendari e orologi.
In un giorno così, che arriva raccogliticcio e maltrattato solo per far quadrare i conti della rivoluzione terrestre, è avvenuto il concepimento del figlio di Emma.
Un soldato affamato d’amore e di vita, perché aveva odiato e ucciso, visto morire e raccolto l’ultimo rantolo del compagno agonizzante, si prende la prima donna che incontra in quella città straniera che deve attraversare.
E’ il 29 febbraio 1942.
La donna è solo una ragazzina, ma per un’ora di quel giorno aggiunto al quarto anno di guerra lei diventa l’amata, la vita, la bellezza, la pace, la patria lontana, la cura, il sollievo.
Poi finirà il giorno, e il soldato proseguirà la sua battaglia, la ragazza diventerà madre di un figlio senza padre.
Concepito nella voragine del nulla, nell’illusione, per il soldato, che quella giornata in più fosse stata un dono, una tregua silenziosa nel fragore delle armi, e nella certezza, per la ragazza, di aver vissuto il suo primo giorno di guerra.

giorgia