sabato 28 febbraio 2009

Slogan.

I vostri etilometri non fermeranno la nostra sete!
Scritta su un muro vicino a Maniago (grazie a Piero P. per la segnalazione)

venerdì 27 febbraio 2009

In fondo a destra.

La destra si sta liberando di tutti gli ostacoli intellettuali all'abbattimento dei poteri che non le appartengono. La sinistra sembra rispondere con lo stupore di chi si scandalizza per l'attacco ai principali tabù che riteneva intoccabili. La destra sa che il paese è disattento, preoccupato da questioni più urgenti.
Ma una politica coerentemente di destra va presa in considerazione seriamente. Le sue conseguenze sono vantaggiose solo per una parte. I ceti esclusi dal potere non ne traggono vantaggio e se l'appoggiano lo fanno soprattutto per mancanza di speranze alternative: meglio un'ideologia gratificante oggi che un programma serio domani (specialmente se il programma serio alternativo a quello della destra non si vede all'orizzonte). Se la sinistra vuole farsi notare e farsi prendere in considerazione deve fare emergere una capacità di innovazione orientata a valorizzare le capacità di chi lavora, di chi non appoggia la sua forza sul potere ma sulle capacità, di chi crede nella cittadinanza e nello stato di diritto, di chi dà valore al pubblico e non solo al privato, di chi crede che la felicità di ognuno dipenda almeno un po' anche da quella degli altri...
La serie di misure che la destra sta decidendo è frutto di un programma coerente. Non prende in considerazione le conseguenze. Ma solo le tappe di una demolizione anche ragionevole di alcuni blocchi all'innovazione legati a sistemi di diritti che erano diventati sistemi di potere, appoggiati a tabù. Ma i tabù non sono difese solide per la cittadinanza.
Scorriamo la Repubblica di oggi:
1. Lo sciopero virtuale, lo sciopero che si fa solo se il 50% dei lavoratori è d'accordo... Appellarsi ai tabù non è la risposta.
2. Le ronde con lo sponsor, la privatizzazione della sicurezza, sono un pericolo pubblico, possono degenerare. Non si fermano scandalizzandosi.
3. Il nucleare deciso senza tener conto in modo serio delle energie alternative, dello smaltimento delle scorie, delle reazioni delle popolazioni locali, è un fatto affaristico-ideologico più che un'innovazione nel sistema dell'energia. Ma non si ferma pensando che il referendum valga per l'eternità.
4. Il blocco alle intercettazioni e alla loro pubblicazione con la minaccia della galera per i giornalisti non è un fatto solo privato degli intercettati arrabbiati. Ha conseguenze sul sistema della giustizia e dell'informazione. Non si ferma lanciando alti lamenti.
5. La questione del testamento biologico non può essere decisa da uno stato straniero e imposta all'Italia. Ma non si affronta senza una profonda riflessione, umanamente responsabile.
La sinistra non difende la cittadinanza e un modello sociale soltanto dicendo che quello che fa la destra è scandaloso e infrange tabù intoccabili. Occorre cominciare a costruire un modello innovativo di convivenza. Che a sua volta infranga dei tabù. (La storia di questi giorni ha infranto il tabù del capitalismo finanziario come decisore ultimo di ogni scelta economica, ma non ha costruito una nuova credibilità dello stato). Il pensiero del pubblico, nel senso del pensiero di ciò che è di tutti, non emerge dal dibattito. Ci sono innovazioni che possono essere fatte, per esempio, a favore della cooperazione, della solidarietà e del non profit che possono diventare la bandiera un un nuovo modello sociale ed economico. Possibile che nessuno racconti una storia alternativa a quella della destra e che si presenti coerente e innovativa?
La difesa dei tabù non è un racconto di innovazione, ma di conservazione. Se la sinistra si ferma alla conservazione, tradisce sé stessa.
E' il momento di prendere coraggio. Di coltivare una maggiore libertà intellettuale. Di cominciare a raccontare un progetto nuovo e alternativo a quello dilagante della destra. Non è facile. Ci vorrà molta pazienza. Molta resistenza.
Luca De Biase

mercoledì 25 febbraio 2009

Nucleare: la strategia dei perdenti.

Ieri il Ministro dell'elettricita' iracheno Karim Wahid ha chiesto collaborazione alla Francia per la costruzione di centrali nucleari sul proprio territorio.
Oggi tocchera' a Berlusconi ed a Scajola, che firmeranno sempre con la Francia un accordo di cooperazione sull'energia nucleare.
Mentre gli Stati Uniti d'America si accingono ad abbandonare il nucleare e ad investire tutte le risorse disponibili sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, dando inizio ad un cambio di strategia che a breve sara' seguito dalla stragrande maggioanza dei paesi piu' industrializzati del mondo, Cina inclusa, Berlusconi costringe l'Italia e gli italiani a compiere una scelta diametralmente opposta, esattamente come l'Irak.
Diranno che servira' a restituire competitivita' alle imprese italiane, che negli anni hanno effettivamente pagato l'energia ad un prezzo superiore a quello pagato dalle imprese che producono in Paesi che hanno esercitato l'opzione nucleare.
Ma non diranno a nessuno che tra circa 10 anni, una volta completato il gigantesco affare legato alla costruzione delle centrali nucleari e prima ancora della loro entrata in funzione, ogni potenziale beneficio risultera' completamente azzerato.
Avremo semplicemente sostituito la nostra dipendenza dal petrolio con la dipendenza dall'uranio, il cui prezzo si e' decuplicato negli ultimi anni, a causa di una ormai cronica insufficenza delle estrazioni, che recentemente ha costretto gli stessi francesi a rifornirsi da vecchie testate nucleari sovietiche smantellate.
Avremo sottratto miliardi di euro agli investimenti sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, che sulla base di valutazioni operate da esperti di tutto il mondo, generano per ogni miliardo di investimento pubblico due miliardi di investimento privato e determinano, rispetto allo stesso importo investito per la realizzazione di una centrale nucleare, la produzione del doppio di energia elettrica.
Avremo accumulato altri 10 anni di ritardo sulle nuove tecnologie rispetto a paesi come la Germania, il Giappone, gli Stati Uniti d'America e la stessa Cina, che hanno invece investito o che hanno deciso di investire seriamente sulle energie rinnovabili.
Avremo perduto l'unico beneficio che questi anni di sacrifici del nostro sistema produttivo ha lasciato in eredita' alle nuove generazioni: quello di non doversi fare carico dei costi giganteschi necessari per lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento dei siti dei quali sono costretti a farsi carico i contribuenti francesi.
Avremo costretto le popolazioni dei territori che ospiteranno i siti a vivere nelle stesse condizioni dei cittadini francesi che negli ultimi anni hanno convissuto con una serie innumerevole di incidenti.
Il nucleare e' il passato; le energie rinnovabili ed il risparmio energetico sono il futuro.
E piuttosto che del futuro delle sole poche imprese amiche che parteciperanno all'immenso banchetto del nucleare in Italia, Berlusconi dovrebbe occuparsi, come Barak Obama, del futuro di tutto il paese.
Carlo Costantini

domenica 8 febbraio 2009

C'è da spostare una macchina.

(...) L'automobile è un incantesimo, un'abitudine indotta diventata un vizio insostenibile. Gli incentivi devono servire a stare fermi, non a muoversi, telelavoro non autostrade. Il lavoro non è stare in coda tutta la vita. La macchina è in crisi da molto prima della crisi. C'è un rigetto mondiale verso un ex status symbol che si è trasformato in un fastidioso e costoso elettrodomestico a 4 ruote. Negli Stati Uniti l'età della propria auto negli ultimi cinque anni è passatà da 59 a 77 mesi. E le vendite di auto sono crollate dal 2000, da 14,5 milioni a 8,5 milioni. C'è da spostare una macchina!
Beppe Grillo

sabato 7 febbraio 2009