venerdì 16 aprile 2010
Scaramucce?!
Berlusconi a Fini: dai, non abbiamo litigato, per litigare bisogna essere in due. La risposta di Fini: per divorziare ne basta uno.
domenica 4 aprile 2010
sabato 27 marzo 2010
Elezioni.
Copio, incollo e condivido questi due post di ieri e oggi pubblicati sul blog di Alessandro Gilioli.
Le televisioni non spostano un voto.
Quindi Berlusconi ha invaso nello stesso giorno il Tg1, il Tg2, il Tg4, il Tg5 e Studio Aperto solo perché oggi non aveva niente altro da fare.
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Oggi il Corriere della Sera titola beatamente: “Duello Berlusconi-Bersani”. Così, come se fossimo in una normale democrazia occidentale: duello Obama-McCain, duello Cameron-Brown.
Vero niente: ieri, ultimo giorno di campagna elettorale, non c’è stato alcun duello. Si sa: Berlusconi non l’ha voluto.
Quello che è successo nelle ultime ore invece è stata un’invasione feroce da parte del premier di tutte le tivù a sua disposizione, pubbliche e private. Una serie di “interviste” in ginocchio, dove le domande erano (cito da quella di Studio Aperto): «Perché lei ha raccomandato ai moderati di non disperdere il voto?» «Faccia un appello ai giovani: perché dovrebbero votare Pdl?».
E lui, presentandosi su sei diversi tg, ha lanciato un messaggio chiaro: «Il governo aiuterà le regioni governate dal centrodestra a creare ricchezza e lavoro». Non è nemmeno più campagna elettorale: è un ricatto.
Insomma, tanto il metodo quanto il merito dell’invasione di campo finale basterebbero, se fossimo gente irosa e irrazionale, a boicottare queste elezioni birmane: semplicemente perché non sono fair.
Invece no. Invece no per tanti motivi.
Primo, perché non si rinuncia mai allo spazio democratico di cui si dispone. Anche quando è ridotto, anche quando è stuprato dalle scorrettezze dall’avversario. Abbiamo questo spazio di democrazia, usiamolo. Nonostante le balle spudorate e le invasioni di campo. O forse anche per quelle, proprio per quelle. Questo spazio abbiamo – il voto di domani – e questo spazio possiamo usare. Facciamolo.
Secondo, perché altri mezzi non ce ne sono. Semplicemente non ce ne sono, né accettabili per chi ha un’etica nonviolenta né fruttiferi per chi quest’etica non la condivide. C’è solo quello, il voto, e quello va usato.
Terzo, perché se ha infranto così clamorosamente le regole è perché forse ha un po’ di paura. Lo sa anche lui, aldilà delle bufale che rifila, quello che è successo nei due anni in cui ha governato: che non ha prodotto nient’altro che una lunga teoria di leggi per se stesso e qualcuno, fuori, inizia ad accorgersene. Così come sa benissimo che piazza San Giovanni è stato un flop, che il Pdl è una guerra per bande tra cortigiani, che se non ci fossero i suoi soldi il castello sarebbe già crollato. Così come sa che i sondaggi degli ultimi giorni non sono più buoni come un mese fa.
Ed è per questo attacca così furiosamente. E’ per questo che alza l’asticella delle promesse oltre ogni limite – guariremo il cancro entro la fine della legislatura! – ed è per questo che invade in uno stesso giorno sei canali, lui che non ha nemmeno mezz’ora per presentarsi in tribunale.
E’ nervoso, e già questo è uno straordinario motivo per togliergli ultimamente il buon umore, domani, alle urne.
Le televisioni non spostano un voto.
Quindi Berlusconi ha invaso nello stesso giorno il Tg1, il Tg2, il Tg4, il Tg5 e Studio Aperto solo perché oggi non aveva niente altro da fare.
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Oggi il Corriere della Sera titola beatamente: “Duello Berlusconi-Bersani”. Così, come se fossimo in una normale democrazia occidentale: duello Obama-McCain, duello Cameron-Brown.
Vero niente: ieri, ultimo giorno di campagna elettorale, non c’è stato alcun duello. Si sa: Berlusconi non l’ha voluto.
Quello che è successo nelle ultime ore invece è stata un’invasione feroce da parte del premier di tutte le tivù a sua disposizione, pubbliche e private. Una serie di “interviste” in ginocchio, dove le domande erano (cito da quella di Studio Aperto): «Perché lei ha raccomandato ai moderati di non disperdere il voto?» «Faccia un appello ai giovani: perché dovrebbero votare Pdl?».
E lui, presentandosi su sei diversi tg, ha lanciato un messaggio chiaro: «Il governo aiuterà le regioni governate dal centrodestra a creare ricchezza e lavoro». Non è nemmeno più campagna elettorale: è un ricatto.
Insomma, tanto il metodo quanto il merito dell’invasione di campo finale basterebbero, se fossimo gente irosa e irrazionale, a boicottare queste elezioni birmane: semplicemente perché non sono fair.
Invece no. Invece no per tanti motivi.
Primo, perché non si rinuncia mai allo spazio democratico di cui si dispone. Anche quando è ridotto, anche quando è stuprato dalle scorrettezze dall’avversario. Abbiamo questo spazio di democrazia, usiamolo. Nonostante le balle spudorate e le invasioni di campo. O forse anche per quelle, proprio per quelle. Questo spazio abbiamo – il voto di domani – e questo spazio possiamo usare. Facciamolo.
Secondo, perché altri mezzi non ce ne sono. Semplicemente non ce ne sono, né accettabili per chi ha un’etica nonviolenta né fruttiferi per chi quest’etica non la condivide. C’è solo quello, il voto, e quello va usato.
Terzo, perché se ha infranto così clamorosamente le regole è perché forse ha un po’ di paura. Lo sa anche lui, aldilà delle bufale che rifila, quello che è successo nei due anni in cui ha governato: che non ha prodotto nient’altro che una lunga teoria di leggi per se stesso e qualcuno, fuori, inizia ad accorgersene. Così come sa benissimo che piazza San Giovanni è stato un flop, che il Pdl è una guerra per bande tra cortigiani, che se non ci fossero i suoi soldi il castello sarebbe già crollato. Così come sa che i sondaggi degli ultimi giorni non sono più buoni come un mese fa.
Ed è per questo attacca così furiosamente. E’ per questo che alza l’asticella delle promesse oltre ogni limite – guariremo il cancro entro la fine della legislatura! – ed è per questo che invade in uno stesso giorno sei canali, lui che non ha nemmeno mezz’ora per presentarsi in tribunale.
E’ nervoso, e già questo è uno straordinario motivo per togliergli ultimamente il buon umore, domani, alle urne.
domenica 21 marzo 2010
Tutti danno i numeri che fa comodo dare.
Lo ha detto Berlusconi a proposito della manifestazione di ieri. E se lo dice lui...
sabato 20 marzo 2010
Sul futuro.
La natura favorisce quegli organismi che lasciano l'ambiente nelle condizioni migliori alla sopravvivenza della loro progenie.
James Lovelock, chimico
Noi non ci preoccupiamo delle generazioni future: ed è proprio per questo che non ci dimenticheranno.
Henrik Tikkanen, scrittore
Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
Proverbio cinese
James Lovelock, chimico
Noi non ci preoccupiamo delle generazioni future: ed è proprio per questo che non ci dimenticheranno.
Henrik Tikkanen, scrittore
Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
Proverbio cinese
martedì 9 marzo 2010
sabato 6 marzo 2010
La legge del più forte e il ritorno alle caverne.
Non è vero che in Italia non c’è più la legge. Anzi: da oggi in Italia c’è una legge chiara, semplice, onnivalente e priva di ogni ipocrisia. E’ la legge del più forte.
Quello che è successo nella settimana che si va chiudendo, l’ho detto fino alla noia, trascende di molto le poltrone dei governatori. Perché quello che è successo è stata una puntata importante di un confronto che dura da decine di secoli, in tutte le civiltà. Dove l’aspirazione etica e filosofica a fare norme «uguali per tutti» – a prescindere dai rapporti di forza nella società – si è sempre scontrata con gli interessi e le arroganze dei più forti, dei più ricchi, dei più potenti.
A questo serve – servirebbe – la legge: a garantire i diritti dei più deboli. A contenere la tracimazione della volontà di comando assoluto dei più forti. A riequilibrare una società quel tanto che basta a garantire la convivenza civile.
Quello che è successo ieri dimostra che in Italia non è più così. Che il nostro salto indietro non è di decenni, ma di secoli: basta essere i più forti, avere il potere, e le leggi non contano più niente. Sono un orpello, anzi una formalità. Quello che conta è la sostanza. E la sostanza è che comanda il più forte.
Altro che Polverini, altro che Formigoni: questa è la fine di un patto civile e sociale. E’ un insegnamento violento e diretto, è una lezione di diseducazione civica che autorizza chiunque alla violazione delle regole – quelle formalità – purché si abbia la forza (un patrimonio? un mitra? uno zio ministro?) per poter imporre se stessi.
Alessandro Gilioli sul suo blog Piovono Rane.
Smarrimento, disgusto, senso di vomito. E' quello che provo per quanto sta succedendo in questi tristi giorni alla nostra povera (ex) democrazia.
Quello che è successo nella settimana che si va chiudendo, l’ho detto fino alla noia, trascende di molto le poltrone dei governatori. Perché quello che è successo è stata una puntata importante di un confronto che dura da decine di secoli, in tutte le civiltà. Dove l’aspirazione etica e filosofica a fare norme «uguali per tutti» – a prescindere dai rapporti di forza nella società – si è sempre scontrata con gli interessi e le arroganze dei più forti, dei più ricchi, dei più potenti.
A questo serve – servirebbe – la legge: a garantire i diritti dei più deboli. A contenere la tracimazione della volontà di comando assoluto dei più forti. A riequilibrare una società quel tanto che basta a garantire la convivenza civile.
Quello che è successo ieri dimostra che in Italia non è più così. Che il nostro salto indietro non è di decenni, ma di secoli: basta essere i più forti, avere il potere, e le leggi non contano più niente. Sono un orpello, anzi una formalità. Quello che conta è la sostanza. E la sostanza è che comanda il più forte.
Altro che Polverini, altro che Formigoni: questa è la fine di un patto civile e sociale. E’ un insegnamento violento e diretto, è una lezione di diseducazione civica che autorizza chiunque alla violazione delle regole – quelle formalità – purché si abbia la forza (un patrimonio? un mitra? uno zio ministro?) per poter imporre se stessi.
Alessandro Gilioli sul suo blog Piovono Rane.
Smarrimento, disgusto, senso di vomito. E' quello che provo per quanto sta succedendo in questi tristi giorni alla nostra povera (ex) democrazia.
domenica 21 febbraio 2010
Meraviglioso.
E' l'aggettivo che trovo più consono per definire Avatar. Non nel senso stretto del termine (il film può evidenziare numerosi limiti), ma riferito alla sensazione di meraviglia che provano gli occhi - e il cuore - durante le quasi tre ore di proiezione. Rimando per ulteriori dettagli all'ottima recensione di Paolo Attivissimo che condivido al 100% (molti spunti interessanti si leggono anche nei commenti).
martedì 9 febbraio 2010
Troppo moderato.
Sono un moderato, ma ciò che ci circonda è troppo anche per me.
Pupi Avati alla presentazione del suo film "Il figlio più piccolo"
Pupi Avati alla presentazione del suo film "Il figlio più piccolo"
lunedì 8 febbraio 2010
Ignoranza infinita.
La nostra conoscenza può solo essere finita, mentre la nostra ignoranza è necessariamente infinita.
Karl Popper
Karl Popper
domenica 7 febbraio 2010
sabato 23 gennaio 2010
Un giorno di ordinari(a follia)o silenzio/assenso.
Mattino. Scendi le scale. Porti la spazzatura nei bidoni differenziati. In ognuno ci sono rifiuti di ogni tipo. Esci in strada. Le strisce pedonali occupate da un Suv. Lo aggiri. Attraversi. Fermata dell'autobus. Macchine parcheggiate sull'area di sosta del mezzo pubblico. 15 metri a destra per trovare un varco e salire. Un fumatore in attesa butta il pacchetto vuoto sul marciapiede. Nell'autobus rubano un portafoglio a una signora. Osservi, taci (e se avesse un coltello?). Attraversi una piazza. Cani che cagano su un prato riservato ai bambini. Semaforo rosso, in mezzo alla strada una buca. Un motociclista potrebbe ammazzarsi. Qualcuno avvertirà i vigili. Bar. Frasi nell'aria: "Berlusconi e la giustizia a orologeria", "Di Pietro terrorista". Perché discutere? Tossisci, l'aria è irrespirabile. Qualcuno ci penserà. Apri una busta della banca. Il tasso di interesse è ridotto allo 0,1%. Per il mutuo sull'appartamento il tasso è invariato al 9%. In ufficio non hanno rinnovato il contratto a venti colleghi a tempo determinato. I dirigenti sono al loro posto. Il Senato approva il processo breve. Napolitano scrive una lettera alla vedova Craxi: "Pagò con durezza senza eguali". Latitante, non un giorno di prigione e miliardi rubati agli italiani: durezza senza eguali? Un tuo conoscente è morto sul lavoro, scivolato da un tetto. Nessuno lo ricorda, era solo una brava persona. Poste, coda di mezz'ora. Un pagamento alla Agenzia delle Entrate di 35 euro per una contestazione sul calcolo delle tasse di tre anni prima. Dal vetro, sporco, degli uffici postali intravedi una Ferrari. Un pensionato spiega a un altro che lo Scudo Fiscale ha fatto rientrare i capitali in Italia. Loda Tremonti. Sai che i soldi non sono rientrati, che sono capitali di mafiosi, di corrotti e di evasori totali ripuliti con il 5% allo Stato. Guardi avanti a te. Paghi. Metropolitana. Un bambino di forse cinque anni suona il violino. Chiede la carità. La gente guarda sopra. Domani ci sarà un altro bambino schiavo al suo posto e nessuna autorità in giro. Cammini verso casa. Costeggi il fiume a piedi. Sulle rive, cassette di frutta e sacchetti di plastica. L'acqua di colore nero brunastro. Chi sarà ad inquinare? Qualcuno interverrà. Uno scivolo per portatori di handicap è occupato, come tutti gli altri a vista d'occhio. Nel prato di fronte a casa ci sono delle gru. Uno stabile di venti piani. La luce non entrerà più dalla tua finestra. Accenderai la luce. Ora la spegni, è tardi. La tua giornata di ordinario silenzio/assenso è finita.
Bebbe Grillo oggi sul suo blog
Bebbe Grillo oggi sul suo blog
sabato 9 gennaio 2010
venerdì 1 gennaio 2010
Good news, good year.
Alla fine dello scorso anno è stata avviata la più grande centrale fotovoltaica d'Italia. 24 megawatt iniziali già allacciati (sufficienti ai consumi di 13.000 famiglie), che diventeranno 100 quest'anno, con l'impianto a regime. Il maxi-campo solare è stato realizzato in soli 24 mesi utilizzando le aree inagibili, causa inquinamento elettromagnetico, vicine ai grandi elettrodotti che collegano a Roma la centrale a gas dell'Enel di Montalto di Castro. La tecnologia impiegata per i moduli fotovoltaici ad alta efficienza è della SunPower. La medesima utilizzata dai pupoli per l'impianto da 8,4 kWp installato sulla loro casa del sole. Ma questa è un'altra storia, della quale si parla qui, qui e qui.
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