sabato 27 marzo 2010

Elezioni.

Copio, incollo e condivido questi due post di ieri e oggi pubblicati sul blog di Alessandro Gilioli.
Le televisioni non spostano un voto.
Quindi Berlusconi ha invaso nello stesso giorno il Tg1, il Tg2, il Tg4, il Tg5 e Studio Aperto solo perché oggi non aveva niente altro da fare.
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Oggi il Corriere della Sera titola beatamente: “Duello Berlusconi-Bersani”. Così, come se fossimo in una normale democrazia occidentale: duello Obama-McCain, duello Cameron-Brown.
Vero niente: ieri, ultimo giorno di campagna elettorale, non c’è stato alcun duello. Si sa: Berlusconi non l’ha voluto.
Quello che è successo nelle ultime ore invece è stata un’invasione feroce da parte del premier di tutte le tivù a sua disposizione, pubbliche e private. Una serie di “interviste” in ginocchio, dove le domande erano (cito da quella di Studio Aperto): «Perché lei ha raccomandato ai moderati di non disperdere il voto?» «Faccia un appello ai giovani: perché dovrebbero votare Pdl?».
E lui, presentandosi su sei diversi tg, ha lanciato un messaggio chiaro: «Il governo aiuterà le regioni governate dal centrodestra a creare ricchezza e lavoro». Non è nemmeno più campagna elettorale: è un ricatto.
Insomma, tanto il metodo quanto il merito dell’invasione di campo finale basterebbero, se fossimo gente irosa e irrazionale, a boicottare queste elezioni birmane: semplicemente perché non sono fair.
Invece no. Invece no per tanti motivi.
Primo, perché non si rinuncia mai allo spazio democratico di cui si dispone. Anche quando è ridotto, anche quando è stuprato dalle scorrettezze dall’avversario. Abbiamo questo spazio di democrazia, usiamolo. Nonostante le balle spudorate e le invasioni di campo. O forse anche per quelle, proprio per quelle. Questo spazio abbiamo – il voto di domani – e questo spazio possiamo usare. Facciamolo.
Secondo, perché altri mezzi non ce ne sono. Semplicemente non ce ne sono, né accettabili per chi ha un’etica nonviolenta né fruttiferi per chi quest’etica non la condivide. C’è solo quello, il voto, e quello va usato.
Terzo, perché se ha infranto così clamorosamente le regole è perché forse ha un po’ di paura. Lo sa anche lui, aldilà delle bufale che rifila, quello che è successo nei due anni in cui ha governato: che non ha prodotto nient’altro che una lunga teoria di leggi per se stesso e qualcuno, fuori, inizia ad accorgersene. Così come sa benissimo che piazza San Giovanni è stato un flop, che il Pdl è una guerra per bande tra cortigiani, che se non ci fossero i suoi soldi il castello sarebbe già crollato. Così come sa che i sondaggi degli ultimi giorni non sono più buoni come un mese fa.
Ed è per questo attacca così furiosamente. E’ per questo che alza l’asticella delle promesse oltre ogni limite – guariremo il cancro entro la fine della legislatura! – ed è per questo che invade in uno stesso giorno sei canali, lui che non ha nemmeno mezz’ora per presentarsi in tribunale.
E’ nervoso, e già questo è uno straordinario motivo per togliergli ultimamente il buon umore, domani, alle urne.

sabato 20 marzo 2010

Sul futuro.

La natura favorisce quegli organismi che lasciano l'ambiente nelle condizioni migliori alla sopravvivenza della loro progenie.
James Lovelock, chimico
Noi non ci preoccupiamo delle generazioni future: ed è proprio per questo che non ci dimenticheranno.

Henrik Tikkanen, scrittore
Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
Proverbio cinese

sabato 6 marzo 2010

La legge del più forte e il ritorno alle caverne.

Non è vero che in Italia non c’è più la legge. Anzi: da oggi in Italia c’è una legge chiara, semplice, onnivalente e priva di ogni ipocrisia. E’ la legge del più forte.
Quello che è successo nella settimana che si va chiudendo, l’ho detto fino alla noia, trascende di molto le poltrone dei governatori. Perché quello che è successo è stata una puntata importante di un confronto che dura da decine di secoli, in tutte le civiltà. Dove l’aspirazione etica e filosofica a fare norme «uguali per tutti» – a prescindere dai rapporti di forza nella società – si è sempre scontrata con gli interessi e le arroganze dei più forti, dei più ricchi, dei più potenti.
A questo serve – servirebbe – la legge: a garantire i diritti dei più deboli. A contenere la tracimazione della volontà di comando assoluto dei più forti. A riequilibrare una società quel tanto che basta a garantire la convivenza civile.
Quello che è successo ieri dimostra che in Italia non è più così. Che il nostro salto indietro non è di decenni, ma di secoli: basta essere i più forti, avere il potere, e le leggi non contano più niente. Sono un orpello, anzi una formalità. Quello che conta è la sostanza. E la sostanza è che comanda il più forte.
Altro che Polverini, altro che Formigoni: questa è la fine di un patto civile e sociale. E’ un insegnamento violento e diretto, è una lezione di diseducazione civica che autorizza chiunque alla violazione delle regole – quelle formalità – purché si abbia la forza (un patrimonio? un mitra? uno zio ministro?) per poter imporre se stessi.
Alessandro Gilioli sul suo blog Piovono Rane.
Smarrimento, disgusto, senso di vomito. E' quello che provo per quanto sta succedendo in questi tristi giorni alla nostra povera (ex) democrazia.